Xylella Fastidiosa

Di recente una collega si è rivolta al servizio News chiedendo se era possibile avere informazioni sulla Xylella Fastidiosa in quanto nella sua regione stava creando seri danni.

Essendo una problematica poco conosciuta e di notevole interesse agro-­alimentare di seguito la Dr.ssa E. Baviera cercherà di rispondere in maniera esaustiva al quesito posto.

 

RISPOSTA

Nel Phylum degli Arthropoda troviamo alcuni tra i più efficienti vettori di agenti patogeni come virus, batteri, protozoi, ecc.

Le associazioni simbiontiche tra microrganismi e insetti sono molto diffuse e nel corso dell’evoluzione dei diversi taxa si sono via via ottimizzate. Il processo ha condotto spesso ad una riduzione del genoma del simbionte parte del quale è diventato inutile grazie alla possibilità di “delegare” funzioni sia anaboliche che cataboliche.

Da sempre gli insetti sono stati responsabili di infestazioni a carico di coltivazioni agricole, creando spesso ingenti danni economici e paesaggistici. Lo studio della biologia di questi animali oltre che il loro riconoscimento sono fondamentali per poter attuare una lotta mirata ed un efficace strategia di prevenzione.

La Xylella fastidiosa è un batterio aerobico fitopatogeno che si moltiplica nei vasi conduttori dello xilema delle piante ospiti, causando l’occlusione dei vasi con il conseguente irregolare flusso linfatico dalle radici all’apparato aereo. Mostra una grande variabilità genetica oltre che fenotipica. Il batterio può infettare diverse tipologie di piante coltivate ma anche selvatiche autoctone e si propaga attraverso insetti come le cicaline e le sputacchine che si nutrono della linfa, trasmettendo in questo modo il microorganismo. La diffusione della malattia avviene grazie alla movimentazione delle piante per la messa a dimora, al quale si aggiunge il conseguente trasporto degli insetti portatori del batterio.

La X. fastidiosa è trasmessa da Emitteri xilemomizi, come le cicaline della sottofamiglia Cicadellinae (Hemiptera, Cicadellidae) e le sputacchine (Hemiptera, Aphrophoridae e Cercopidae). La cicalina gialla (Zygina rhamni Ferrari) è un omottero della famiglia dei cicadellidi che può attaccare la vite, causando danni alle foglie e ai tralci e rappresenta un veicolo di trasmissione di virosi ed altre malattie tramite le punture con cui sottraggono la linfa. Le sputacchine sono un insieme di insetti omotteri afroforidi, in particolare la sputacchina media (Philaenus spumarius L.) i cui danni possono essere diretti e indiretti, ossia dovuti alla produzione di schiuma ovvero trasmettere agenti patogeni.

A differenza degli altri fitopatogeni trasmessi in modo persistente da insetti, quali virus, fitoplasmi e spiroplasmi, la X. fastidiosa rimane limitata allo stomodeo; la modalità di trasmissione è unica tra i fitopatogeni trasmessi da insetti ed il meccanismo di incubazione rimane tuttora non chiarito.

L’efficienza di trasmissione è molto variabile e dipende dalle complesse interazioni tra vettore, pianta e patogeno. Oltre a ciò il ruolo di ogni specifica specie vettrice deve essere considerato nel contesto ecologico che si prende in considerazione.

Il batterio e stato individuato per la prima volta nell’ottobre del 2013 in Italia meridionale, in particolare nel Salento (in Puglia), associato ad un grave forma di deperimento degli ulivi (Olea europea) che ha determinato la malattia nota come “complesso del disseccamento rapido dell’olivo” caratterizzata da disseccamenti fogliari più o meno estesi oltre che da imbrunimenti interni del legno, fusto e rami.

Studi hanno evidenziato anche la costante presenza di specie fungine appartenenti al genere Phaeoacremonium. La maggior parte delle piante ospiti non mostra sintomi, in altre piante invece induce sintomi gravi di deperimento. Oltre il complesso del disseccamento rapido, il batterio è causa anche della cosidetta “malattia di Pierce” della vite, che ha arrecato gravi danni alla produzione della vite in Nord America, e la clorosi variegata degli agrumi.

Il genotipo italiano riscontrato nella Provincia di Lecce è stato descritto come Xylella fastidiosa subspecie pauca ceppo CoDiRo (CNR Bari). La presenza di questo patogeno sul territorio pugliese costituisce un grave problema per l’economia delle zone e per produzioni come l’olivicoltura e la coltivazione delle drupacee (mandorlo, pesco, ecc.), senza considerare tutti gli aspetti ambientali implicati. Il 26 novembre del 2013 l’Efsa, in merito a questo batterio, ha emanato un parere urgente: “esercitare particolare sorveglianza sul commercio delle piante destinate alla messa a dimora e sulla presenza di insetti infetti contenuti nelle spedizioni di vegetali sarebbe il modo più efficace di limitare la diffusione del batterio Xylella fastidiosa, recentemente riscontrato nel Sud Italia, primo focolaio del genere nell’Unione europea.”

Il parere si concludeva con la raccomandazione di attivare strategie preventive per il controllo dei focolai concentrandosi sulle piante da messa a dimora e sugli insetti infetti attraverso un approccio basato su sistemi integrati.

Il microorganismo, è stato inserito come patogeno da quarantena nella lista A1 dell’EPPO (Organizzazione Europea per la Protezione delle Piante). Si tratta di un organismo internazionale, con sede a Parigi, che si occupa della protezione delle piante in Europa e nel Mediterraneo, il cui scopo è, tra gli altri, quello di “sviluppare una strategia internazionale contro l’introduzione e la diffusione di organismi nocivi (pests), comprese le piante aliene invasive che danneggiano le piante coltivate o spontanee, negli ecosistemi agricoli e naturali”.

Nella quarantena sono inseriti tutti quegli organismi nocivi il cui controllo è ritenuto di fondamentale importanza e per cui vengono raccomandate misure di controllo fitosanitario da parte di tutti i Paesi membri. La normativa in materia di batteriologia fitopatologica riguarda tra l’altro il contenimento della diffusione e dell’eradicazione dei batteri da quarantena. In particolare il Decreto Ministeriale del 26 settembre 2006 recependo la Direttiva 2000/29/CE del Consiglio e successive modifiche, ha adottato “misure di protezione contro l’introduzione negli Stati membri, in provenienza da altri Stati membri o da paesi terzi, di organismi nocivi ai vegetali o ai prodotti vegetali” (art.1). Nell’Allegato I della Direttiva è individuata appunto la Xylella fastidiosa come organismo nocivo di cui non sia nota la presenza in alcuna parte del territorio comunitario e di cui deve essere vietata l’introduzione o la diffusione in tutti gli stati membri.

Con la Decisione di esecuzione 2014/497/UE del 23 luglio 2014, recepita a livello nazionale con DM 2777/2014 del MIPAAF, si abroga la Decisione di esecuzione 2014/87/UE che di fatto proibiva “lo spostamento di piante destinate alla piantagione in uscita dalla provincia di Lecce, regione Puglia, Italia“ (art.1). Si stabiliscono invece norme per l’introduzione nell’Unione di piante provenienti da paesi terzi per i quali è nota la presenza dell’organismo specificato, si danno le definizioni di “zona infetta” e “zona cuscinetto” (art.7), nell’Allegato II si definiscono le condizioni per lo spostamento all’interno dell’Unione di piante specificate di cui all’art.3.

La Regione Puglia, con DGR 580/2014 ha individuato l’Agenzia Regionale per le attività Irrigue e Forestali (ARIF), Ente strumentale della Regione Puglia, per l’attuazione delle operazioni di eradicazione dei focolai individuati ad aprile 2014 in applicazione delle disposizioni emanate dalla Commissione Europea, in quanto in possesso di idonee risorse umane e strumentali che possono garantire la tempestività e la corretta esecuzione delle operazioni.

Con successivo DGR 2599/2014 si approva la convenzione tra Regione Puglia e Corpo Forestale dello Stato per l’attuazione delle misure di contenimento di X. fastidiosa. Il DDS n.3 2015 ridefinisce le aree delimitate per l’organismo specificato stabilendo che la “zona infetta” è rappresentata dal territorio della Provincia di Lecce ricadente a Sud della zona cuscinetto (come nell’Allegato I) e precisando che l’elenco dei comuni interessati è riportato nell’Allegato II.

Il piano per la gestione dell’emergenza proposto dal Mipaaf sulla base delle informazioni raccolte, della Decisione del 23 luglio scorso e della proposta della Regione Puglia di creare un “cordone sanitario” per contenere e quindi limitare la diffusione del batterio anche a Nord del Salento è così articolato:

 

 

a) attuazione interventi sulla nuova zona cuscinetto, tramite un monitoraggio costante a maglie strette, abbattimento degli insetti vettori ed estirpazione di eventuali piante infette, d’intesa con i Ministeri della Salute e dell’Ambiente;

b) potenziamento controlli sull’eventuale presenza dell’infezione nei vivai e blocco della movimentazione dei prodotti “a rischio” identificati nella Decisione UE;

c) potenziamento attività di ricerca, finalizzate anche all’individuazione delle piante ospiti, di varietà immuni o resistenti e di eventuali ulteriori modalità di trasmissione del batterio;

d) allargamento all’intero territorio nazionale del programma di monitoraggio;

e) individuazione di idonei strumenti, anche finanziari, finalizzati al ristoro dei danni subiti dagli agricoltori e dai vivaisti colpiti dall’infestazione del batterio;

f) attivazione eventuali procedure derogatorie nei confronti dei soggetti che hanno aderito a metodi di produzione biologico o a basso impatto ambientale;

g) idonea campagna di comunicazione ed informazione;

h) istituzione immediata di un Comitato scientifico, a supporto del Servizio fitosanitario nazionale, a cui sono chiamati a partecipare i maggiori esperti della materia, nazionali e internazionali.

 

Inoltre ad un incontro tenutosi il 21/01/2015 a cui hanno partecipato il Ministro Martina e numerosi esponenti della Regione Puglia, oltre che il capo dipartimento della Protezione Civile Franco Gabrieli, si è deciso che si darà seguito nei prossimi giorni alla nomina di un commissario di protezione civile a maggior tutela dell’inestimabile patrimonio olivicolo colpito.

Nello specifico ancora molto c’è da fare per capire realmente come intervenire, per cui occorre avviare ed approfondire ambiti di ricerca in grado di affrontare il problema valutando sostenibilità ambientale ed aspetti economici.

 

 

 

Dr.ssa Elga Baviera

Componente della Commissione permanente di Studio dell’ONB “Igiene, Sicurezza e Qualità”

Esperta in Sicurezza degli Alimenti

 

 

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